Curioso tributo alla siderurgia, alla danza e ai maglioni sbambolati (oggi si dice oversize), esce un po’ in sordina nell’aprile 1983, poi sbanca il botteghino e rilancia un genere cinematografico. Tra una saldatura e le prove di una coreografia, Flashdance fa volare la giovane Jennifer Beals, anche se in realtà a volare erano le sue controfigure… ma soprattutto una magnifica Irene Cara – pronuncia Airìn, mi raccomando – con un brano da Oscar, grazie allo zampino del signor Giorgio Moroder (uno che ne ha vinti tre, oltre ad inventare la disco music, va bè).
La bella Irene si era già distinta con Fame, altra colonna sonora danzereccia nonché degna conclusione del medley 80’s Dance Movies OttoEtti, completato da Physical – un video agghiacciante e memorabile, da “taglie forti” – di Olivia Newton-John, icona bionda che ha rilanciato gli anni ’50 con Grease, ancora una volta tra i must delle nostre serate.
Flashdance non risparmia una strizzata d’occhio all’Italia (ne abbiamo parlato a marzo) ma ha la sua vera apoteosi con Maniac: per Michael Sembello, l’occasione di una celebrità pop che non gli aveva mai sorriso, nonostante a 20 anni la sua chitarra fosse già sul capolavoro di Stevie Wonder, Songs in the Key of Life; per i nostri cantanti, l’occasione immancabile per prodezze ginniche sul palco.